Quando un topolino vede passare
un pipistrello, esulta: «ecco un angelo!»
(Michel Tournier)
Come sempre nel lavoro di Angelo Formica scorre
il tema del sacro, una tradizione popolare che ho
visto nascere fra le carte leggere e trasparenti che
fasciano le arance, una carezza luminosa nella
tradizione popolare, sono i primi lavori che ricordo
di Angelo e poi le costellazioni con i semi delle carte
da gioco, ritoccate con figure sacre e popolari,
angeli, demoni e farfalle. Dopo un lungo percorso
di mostre e di racconti, Formica incontra Diabolik e
la sua banda, nasce così la mostra e la prima icona
con il motore acceso, la pila e la pistola. È il lavoro
notturno di Diabolik guardiano della notte. Come
accadde a San Paolo dopo la caduta da cavallo
sulla via di Damasco, è così anche per Diabolik sulla
via della fuga che dopo un grave pericolo ha una
visione, vede le api che portano miele sulle labbra
di Eva Kant. È un cambio di rotta per tutta la banda
Diabolik che lascia la vita mondana e il crimine per
un nuovo lavoro, nuovi santi con l’aureola ispirati da
Angelo Formica e accompagnati sul cammino della
fede. Come nella tradizione, pensando a Breugel
con i pattinatori sul ghiaccio, a Pino Pascali con
la bomba a mano, a Tony Cragg con l’autostrada
di piccole automobili provate dalla usura e con i
peluche di Charlemagne Palestine, è l’infanzia che
agisce nel pensiero dell’arte.
In mostra con Diabolik avremo Gio Ponti,
architetto re e Lisa Ponti che ha dedicato ad Angelo
Formica la formica rossa, Vincenzo Agnetti è in
caduta libera, Gino De Dominicis per non smarrire il
tempo lo tiene stretto al polso in visione e poi Salvo,
già benedicente con l’aureola nel 1973.
(Franco Toselli, 2024)